6 luglio 2015

Fotografa per caso... L'incredibile storia di Vivian Maier

Ci sono vite che scorrono in modo strano, talenti destinati a celarsi al mondo, ma che presto o tardi il mondo reclama e in qualche modo fa riemergere dall'ombra dentro cui sembravano persi per sempre.


Questo è il caso di VIVIAN MAIER. Nata a New York nel febbraio del 1926, vive una vita potremmo dire anonima, una vita come tante. Come la nonna e la madre prima di lei, fa la bambinaia per le famiglie upper class di Chicago. Lo fa a quanto pare con poco entusiasmo, ma con un innegabile senso del dovere. Poi si ritira in un angolino di Chicago, facendo una vita quasi da spiantata, fin che un giorno cade sul ghiaccio nel parco dove è solita passeggiare e si spegne lentamente in ospedale all'eta' di 83 anni. Questa poteva essere la biografia della bambinaia Maier fino a pochi anni fa...

Nel 2007 il giovane ventitreenne JOHN MALOF, appassionato di fotografia ma con poche competenze e desideroso di scrivere una storia su Chicago, compra ad un'asta il contenuto di un box. Uno di quei box che negli Stati Uniti vengono presi in affitto per ammucchiare tutte quelle cose che non entrano più in casa: il box di tata Maier.
John compra per 380 dollari principalmente una serie di scatoloni, ma in uno di questi scopre un gran numero di negativi. Il risultato dopo averli sviluppati è incredibile: quello che ha davanti gli appare fin da subito come l'opera di uno dei maggiori fotografi del Novecento.
Il passo successivo sarà cercare di scoprire qualcosa sull'autrice di queste foto: piano piano Vivian ritorna, si scopre che era una tata, che non aveva praticamente nessun legame familiare. I bambini che aveva cresciuto, sorpresi, iniziano ad essere intervistati, ed emerge così la figura di una donna indipendente, di uno spirito libero, che portava i bambini nei luoghi più poveri della città per far loro capire di essere dei privilegiati. Una donna che girava sempre con la macchina fotografica e forse anche una donna problematica, terrorizzata dagli uomini e non sempre tenere con i bambini.
Le piaceva viaggiare, e pare che abbia fatto il giro del mondo, anche se non si sa con quali soldi. Non sembra avere lasciato diari o pensieri particolari, ma era solita tappezzare la sua camera di appunti e ritagli, una sorta di collezionista del mondo.
La sua è street photography, fotografia di strada; ma in vita sviluppò solo una piccolissima parte del suo lavoro, forse per mancanza di soldi o forse perchè non le interessava farlo. 
I suoi scatti finirono così in quel box. Si parla di qualcosa come 700 pellicole in bianco e nero e 2000 a colori

Una grande fotografa autodidatta che per mille coincidenze e forse anche per paura, non ebbe visibilità durante la sua vita. 
John Malof pubblicò sul suo blog la sua scoperta e il successo fu immediato, ad oggi il mito della tata Maier è in ascesa, le sono state dedicate mostre, film e documentari. 

Opere d’arte che, senza di lui, sarebbero rimaste sepolte con la loro autrice: una misteriosa donna che ha scattato, in segreto, oltre centomila fotografie. 






Ecco come la descrive Baricco:
Si chiamava Vivian Maier, e se il nome non vi dice niente, la cosa è abbastanza normale. Nella vita faceva la tata, lo stesso mestiere di sua madre e di sua nonna: lo faceva per le famiglie upper class di Chicago, e lo faceva bene, con limitato entusiasmo, pare, ma con inflessibile diligenza. Lo fece per decenni, a partire dai primi anni Cinquanta: i suoi bambini di allora adesso sono adulti che, piuttosto increduli, si vedono arrivare giornalisti o ricercatori che vogliono sapere tutto di lei. Un po’ spaesati, annotano che non è il caso di immaginarsi Mary Poppins: era un tipo maniacalmente riservato, un po’ misterioso, piuttosto segreto. Faceva il suo dovere, e nei giorni di vacanza, spariva. Non c’è traccia di una sua vita sentimentale, non pare avesse amici, era solitaria e indipendente. Non scriveva diari e che io sappia non ha lasciato dietro di sé una sola frase degna di memoria. 

 “Ho fotografato i momenti della vostra eternità perchè non andassero perduti", scrive la Maier in una lettera ai “suoi” bambini, ormai cresciuti. 

Un colpo del destino ha salvato quei momenti dall’oblio, e li ha restituiti all’eternità.



Vi consiglio il documentario "Alla ricerca di Vivian Maier" se riuscite a trovarlo.

Mentre questo è il sito a lei dedicato: http://www.vivianmaier.com/film-finding-vivian-maier/

26 marzo 2015

Y.C. per principianti… ovvero Yankee Candle: cos’ho imparato di questo mondo profumoso!


PUBBLICATO IL 25 MARZO 2015


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Sappiate che io arrivo sempre dopo… ma dico sempre…
E quindi le cose che le più sveglie conoscono ormai da anni, io le scopro con molta calma. La mia ultima scoperta dell’acqua calda sono le yankee candle. Scoperte a forza di vederle in vari canali you tube, ho deciso di provarle. E quindi vaiiii… beccatevi l’ennesimo articolo sull’argomento.
Ho sempre usato poco le candele profumate e mi limitavo a quelle dell’ikea, che tutt’ora non mi dispiacciono -in realtà- anche se effettivamente profumano abbastanza poco e in più ho sempre il timore di respirare sostanze non propriamente salutari. Una volta scoperto l’immensa scelta profumosa delle yankee e l’entusiasmo che creano in chi le usa sono entrata nel tunnel. Si quella delle yankee è un vero e proprio tunnel, ti viene veramente voglia di provarle tutte e questo anche grazie alla possibilità di prendere le celeberrime tart che con il loro prezzo modico ti attirano inesorabilmente!
Per i pochi che non le conoscessero ancora facciamo un passo indietro.
Queste candele americane a quanto si dice nascono nel 1969. “Il diciassettenne Mike Kittredge, troppo povero per comprare un regalo alla madre, fuse alcuni pastelli per farne una candela. Una vicina lo vide e convinse Mike a venderle la candela. Con quel misero gruzzolo, egli comprò abbastanza cera per fare due candele, una per sua madre e un’altra da vendere.” Questa la storia della loro nascita. Vera? Non lo so… mi sembra un pò troppo sentimentale. Comunque marketing o no a noi piace!
Informandomi ho avuto la conferma da chi ne sa più di me che a quanto pare gli ingredienti sono abbastanza buoni: paraffina di prima qualità, aromi, coloranti naturali e stoppino di cotone.
I formati disponibili sono: le famose e eleganti giare (grandi, medie e piccole), i votivi e le tart.91uNq5VqgtL._SL1500_
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Le più profumate sono le tart, che non sono vere candele ma devono essere bruciate negli appositi brucia essenze. Non c’è bisogno di bruciarla intera, ma va spezzettata regolandosi un pò in base a quanto percepite il profumo. Personalmente non amo ribruciarle, è vero che la fragranza in molti casi si sente ancora ma non sono convinta che si tratti di una procedura sana. I votivi non profumano molto e spesso vengono usati anch’essi come le tart, ovvero fatti a pezzi e bruciati nel brucia essenze.
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Sconsiglio anche le giare piccole, che quasi mai sono molto profumate. Le giare sono un pochino costose in effetti, ma bisogna ammettere che hanno una durata davvero notevole (110/115 ore le grandi, 65/90 ore le medie che costano rispettivamente 27.99 euro e 22.99 euro). Bisogna anche considerare che spesso si trovano comunque delle fragranze scontate. Tra parentesi vi consiglio di dare un’occhiata anche a tutti gli accessori legati a queste candele perchè sono  qualcosa di davvero molto carino!!
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I miei consigli:
  • provate SEMPRE prima la tart, anche le profumazioni che quasi tutte osannano potrebbero non piacervi (parlo per esperienza personale) e allora fare fuori le mega giare diventa una guerra!
  • RICORDATEVI CHE SONO CANDELE! Si direte voi… ma certo. No invece… informandomi un pò prima di prenderle ho letto veramente di tutto. Copritele, vestitele, giratele, fate la danza della pioggia.. praticamente un lavoro! Succede semplicemente che a volte sono fallate e quindi non profumano. Punto. Oppure è una profumazione che per qualcuno risulta troppo blanda, ma per altri potrebbe andare benissimo.
  • BUTTATEVI! Seguite un pò il vostro intuito, provate, cercate aromi, dosi e forme che più vi soddisfano. Inutile buttarsi sulle più forti, quando poi magari scoprite che vi danno la nausea o vi provocano mal di testa (anche questo già successo)
Le profumazioni sono triglioni, suddivise in: fresche, floreali, fruttate, cibi e festive.
La mia esperienza
Condivido con voi le mie opinioni, nel caso possano servire per orientarvi un pò in questo mondo. Io ho iniziato facendo incetta di tart e in seguito, delle profumazioni che più mi hanno colpita ho preso la giara. Uso le tart nel bruciaeesenze yankee, ne potete trovare anche di altre marche e magari più economici, ma alcune hanno avuto cattive esperienze, quindi fate attenzione. Per quanto riguarda le giare, per facilitare una corretta bruciatura della cera uso l’illumalid, una sorta di coperchio che va messo sopra la giara.
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Ah dimenticavo, io abito in un piccolo paese disperso nella pianura padana e per me non è facilissimo trovare negozi che vendono queste candele e che abbiano un pò di assortimento. In città se ne trovano, le vendono anche alla Coin. Personalmente  le compro spesso on line, di siti ce ne sono veramente molti e quasi sempre vi mandano anche degli omaggini.
Vi parlo quindi della mia esperienza, tenendo conto che è veramente un fatto di gusti personali e perciò per quanto si possa essere bravi a descriverle (non è il mio caso!!!) vanno provate… c’è poco da fare! Aggiornerò questo post di volta in volta, con le nuove fragranze testate.
Una doverosa premessa: io amo i profumi dolci e fruttati, mentre odio quelli speziati.
Partiamo da LEI, una delle prime provate e tutt’ora il mio grande amore! ANGEL’S WINGS: una profumazione dolce ma delicata e non stucchevole, con una punta di vaniglia. Fa parte delle natalizie, ma da qualche parte si trova ancora. (p.s. Leggete le descrizioni della yankee. Non vi faranno capire assolutamente nulla del vero profumo, ma sono così poetiche che solo per quello vale la pena!!)
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SWEET APPLE. Una delle fruttate che a ma piace molto. Come intuirete è un delizioso profumo di mele.
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CLEAN COTTON. Questa è della categoria fresche. Universalmente descritta come “profumo di bucato”. Non saprei, a me non ha convinto. E’ un profumo di pulito, ma nonostante sia tra le più apprezzate, la trovo “noiosa” e con poca personalità.
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LAKE SUNSET. Un’altra tra i pezzi forti yankee candle. In effetti per me lo è!! Non ve la so descrivere, profumazione dolce e fresca, discreta, rilassante. Trovo una vaga somiglianza con angel’s wings. Una tre le mie top.
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WEDDING DAY. Fiorata ma molto discreta. Un profumo di rose stemperato da una nota dolciastra. Purtroppo in questo caso ho una giara piccola (che infatti non ho più ricomprato) e il profumo è molto blando. Per le amanti del genere…
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STRAWBERRY BUTTERCREAM. Dovrebbe essere fragola e panna. Sento vagamente le fragole e poi un profumo molto molto dolce. Troppo dolce. Nonostante io sia amante di questo genere è veramente fastidiosa.
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A CHILD’S WISH.
Ecco la descrizione: una candela profumata dal profumo delicato e fresco dei fiori di campo sbocciati in primavera. Desiderio di un bambino è la candela ideale per rievocare i ricordi più lontani della nostra infanzia.
Di cosa sa? Non lo so… Anche qui un profumo dolciatro, sul quale avevo grandi aspettative. Inizialmente mi piaceva, ma a lungo andare mi infastidisce.
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PINK SAND. Agrumi, vaniglia e fiori tropicali. Questa è una delle più gettonate e anche in questo caso io non mi trovo d’accordo con i più. Per me è terribile, troppo invadente e troppo dolce.
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BLACK COCONUT. Cocco e fiori tropicali. La adoro! Un profumo dolciatro ma con carattere, per niente stucchevole!
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BLACK CHERRY. Amarene mature. Nient’altro da dire. Deliziosa!!
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BLACK PLUM BLOSSOM. Ovviamente della categorie fiorate, è una profumazione fantastica. Fiori di susine e vaniglia. La dolcezza contrastata dal profumo dei fiori. La primavera da respirare!
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VANILLA CUPCAKE. Ultima testata per il momento. Questa forse è LA candela yankee per eccellenza. Anche in questo caso, sonora delusione. Come detto adoro le dolci e la vaniglia, ma questa è veramente fintissima a mio parere, dà una forte sensazione di odore chimico.
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Buona eclissi!

Oggi eclissi di sole. E’ sempre uno spettacolo affascinante e meraviglioso quello che ci offre la natura. L’eclissi era parziale, ma molto ben visibile dall’Italia. Per vedere la prossima dovremo aspettare un pò… sarà infatti nel 2027.

Alcune curiosità
Per gli appassionati di astronomia, quella di oggi: 20 marzo 2015 è una data da ricordare. L’eclissi avviene infatti lo stesso giorno dell’equinozio di primavera, che cade quest’anno appunto il 20 marzo, come nel 2014 (esattamente alle 23:45, nel nostro fuso orario). La prossima eclissi solare nella stessa data cadrà il 20 marzo del 2034, e poi nel 2053 e nel 2072. Ogni 19 anni: il motivo? Affinché si verifichi un’eclissi di Sole occorre che vi sia Luna nuova. E una Luna nuova si osserva nell’equinozio di primavera ogni 19 anni. Ma ciò accade solo per alcuni cicli consecutivi: se si esclude il nostro secolo, l’ultima volta che si verificò un’eclissi solare nel giorno dell’equinozio fu infatti il 20 marzo 1662.
Le reazioni degli animali all’eclissi di Sole sono meno entusiaste di quelle umane. Tra i comportamenti più studiati figura quello delle cicale, che durante l’eclissi cessano di cantare – forse per risparmiare l’energia, investita invece per mantenere la temperatura corporea. Le api cessano di ronzare sui fiori per fare momentaneamente ritorno all’alveare; animali notturni come i pipistrelli diventano particolarmente attivi, mentre alcuni primati chiudono gli occhi durante l’eclissi per stiracchiarsi quando è finita, come dopo una normale notte di sonno. I pennuti manifestano un comportamento confuso, alcuni addirittura allarmato, durante l’improvvisa “interruzione” della luce.
Per fortuna qui da me il cielo era sereno e sono riuscita a fare qualche foto.
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La natura può allestire spettacoli straordinari. Il palcoscenico è immenso, le luci strabilianti, le comparse infinite e il budget per gli effetti speciali illimitato.
Yann Martel, Vita di Pi

Le canzoni che piacciono a me…


Andiamo al cinema. Suite Francese.


Ciao cari lettori e care lettrici!
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Per giorni ho pensato a come iniziare degnamente questa mia nuova avventura “bloggosa”, alla fine ho deciso di iniziare a basta. Se volete ci conosceremo piano piano, leggendoci a vicenda. Questo blog non ha grosse pretese, avevo semplicemente voglia di parlare un pò della mia vita e delle cose che mi piacciono.
Andiamo ad iniziare. Oggi avevo proprio voglia di scrivere perchè ieri mi sono imbattuta in una di quelle cose che ti fanno dire “wow che meraviglia! devo dirlo a tutti!”. No non pensate a chissà che, sono semplicemente andata al cinema. Ecco notizia N.1: sono decisamente cine-dipendente. Della serie mi faccio in anticipo il calendario dei film che devo andare a vedere!!
E così ieri via. Mentre orde impazzite di bambine accompagnate da madri (e da qualche poco entusiasta padre) si accalcavano per accaparrarsi gli ultimi preziosissimi posti per “Cenerentola” e le più sfortunate scoppiavano in disperati pianti per essere arrivate troppo tardi… io andavo tranquillamente a vedere SUITE FRANCESE.
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Film tratto dall’omonimo romanzo di Irene Nemorowsky e ambientato in una piccola città della campagna francese, nei mesi dell’occupazione tedesca. Qui vivono la vedova Angellier e sua nuora Lucile. Il figlio e marito delle due donne è partito per la guerra e non dà notizie di sé. Lucile si è sposata, non per amore ma per volere del padre, con un uomo che intendeva soltanto approfittare delle ricchezze della famiglia della giovane. Il matrimonio non è, dunque, dei più riusciti e per giunta Lucile non ha figli. A portare scompiglio nella vita sconsolata della donna è l’occupazione nazista. Un ufficiale tedesco, Bruno von Frank, viene, infatti, acquartierato in casa Angellier. Tra i due giovani scocca ben presto la scintilla.
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Non ho ancora letto il libro, che giace da non so quanto tempo nella mia libreria. Indizio N.2: sono una lettrice accanita e patologica, di quelle che ahimè accumula più libri di quanti non riesca poi effettivamente a leggerne. Non posso quindi fare confronti, ma devo comunque premettere che non appartengo al filone dei detrattori dei film rispetto ai libri da cui sono tratti. Vado al cinema per sognare e per distrarmi e non presto una maniacale attenzione a colonne sonore, scelte della fotografica, incongruenze storiche ecc. ecc.. Insomma non credo che avrò mai speranze come critica cinematografica! Tutto questo per dire che anche i film che si discostano più o meno dai romanzi da cui sono tratti non mi disturbano più di tanto. In ogni caso comunque non so dirvi quanto sia fedele all’originale, quello che posso dirvi è che si tratta di un film molto molto intenso ed emozionante.
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Ai romanzi d’amore con sfondo storico non so resistere: datemi un romanzo storico e conquisterò il mondo!
Torniamo a noi, ho visto i 110 minuti del film in quello stato emotivo che alla fine, dopo avere asciugato una lacrimuccia, mi fa dire solo “wow”. Trovo che i due attori siano stati superlativi a rendere i sentimenti dei due protagonisti, che vengono travolti a dispetto di tutto da una forte passione. Pochissime parole, solo sguardi e gesti. Sullo sfondo la follia della seconda guerra mondiale che tutto travolge e non permette a nessuno di ignorarla per vivere liberamente i propri sentimenti. E’ una continua lotta tra sentimenti e ragione, tra ciò che il cuore comanda e ciò che la realtà impone. Si è catapultati fin dai primi istanti in uno dei periodi storici più difficili dell’umanità: che dire della scena del bombardamento sugli sfollati?!? Ho amato questo film già da quel momento!
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La Nemirowsky scrisse questo romanzo proprio nel periodo dell’occupazione nazista e non riuscì mai a completarlo perchè anche lei, ebrea, fu deportata a Auschwitz dove morì. Prima di essere catturata riuscì a mettere in salvo le figlie e proprio una di loro, Denise, per anni ha conservato una valigia contenente i manoscritti della madre senza riuscire ad aprirla. Suite Francaise fu pubblicato solo nel 2004 e divenne subito un successo mondiale. Ciò che mi ha colpito molto è il fatto che Irene, viste le sue vicissitudini, avrebbe dovuto considerare i tedeschi come il male assoluto; invece scrisse un’opera in cui il bene e il male si fondono, ci sono francesi crudeli e meschini e un protagonista maschile, tedesco, che si ritrova suo malgrado a recitare un ruolo negativo nella storia.
Se vi piacciono i film a sfondo storico ve lo consiglio vivamente!!! Attendo le vostre impressioni.
Un bacio.
p.s. Il titolo si riferisce al brano musicale che Bruno, che prima della guerra era un compositore, compone durante il suo soggiorno a casa di Lucile. L’amore per la musica sarà infatti ciò che avvicinerà inizialmente i due.
“La certezza della mia libertà interiore, questo bene prezioso, inalterabile, e che dipende solo da me perdere o conservare. La convinzione che le passioni spinte al parossismo come capita ora finiscono poi col placarsi. Che tutto ciò che ha un inizio avrà una fine. In poche parole, che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non andarsene prima di loro, ecco tutto. Perciò, prima di tutto vivere: primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, attendere, sperare.” Irene Nemirowsky
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